Franco Gandini

La famiglia e lo sport sono i valori più importanti

Divertente, spensierato e sempre attivo, Franco si definisce un “over 60” felicemente sposato da più di 30 anni con Lorena, vero “fulcro” della famiglia. La passione per lo sport lo ha portato e lo porta a praticare rugby, kayak, marcia, pallavolo e molto altro, con il piacere del gioco di squadra e della fatica. Da venditore a presenter, in QVC ha imparato un nuovo lavoro ed affrontato con successo l’ennesima sfida.

Come sei arrivato in QVC?
Diciamo che mi ci ha portato la casualità della vita: mentre andavo a Roma per lavoro, ho letto un annuncio sul Corriere della Sera. Dato che mi era già capitato di presentare degli eventi, come spettacoli o saggi di fine anno, ma sempre come hobby, ho deciso di rispondere, convinto che si trattasse di un’occupazione part time.
Al primo casting c’era una lunghissima coda con tantissimi giovani e ho pensato: “che cosa cavolo ci faccio qui” e stavo per andarmene. Poi mi hanno fatto descrivere una scarpa ed io, che venivo proprio dal mondo delle calzature, avevo un sacco da raccontare. E allora mi hanno dato un altro prodotto e infine richiamato nelle diverse tappe dei provini fino a che mi sono trovato davanti al bivio: scegliere se lasciare un lavoro sicuro, il lavoro di sempre, per questa nuova strada. Eh sì, solo ad un certo punto ho capito che non si trattava di un’occupazione part time!
A quel punto però era scattata la sfida e così ho imparato praticamente un nuovo lavoro, affidandomi comunque alla serietà consolidata di un’azienda come QVC.
Pensa che a mia moglie, prima, non avevo detto niente, perché l’avevo preso un po’ come un gioco…

 

Com’è l’effetto della diretta?
In diretta mi sento tranquillo. Certo, c’è quell’attimo iniziale del “pronti-via-si parte!” in cui si avverte quella sana e giusta tensione che ci dovrà essere sempre perché il lavoro rimanga interessante. Poi però tutto passa e sono solo io davanti alle telecamere, che cerco di dare le informazioni il più corrette possibile con il fermo obiettivo di non annoiare.
Certo all’inizio la difficoltà era anche stare dentro i tempi, ma abbiamo avuto una preparazione approfondita da parte di QVC: ho imparato un lavoro che non era il mio e c’è stato chi me l’ha insegnato. Io ci ho sempre messo la voglia di imparare. Da buon ex sportivo, ho visto nel mio lavoro quel senso della squadra e della prestazione indispensabili per essere sempre motivati. 


Ti era già capitato di lavorare live?

No. Infatti le prime volte che ero in onda avevo il batticuore. Questo lavoro però mi ha fatto capire una cosa: che io non potrei vivere senza una telecamera. Sembra strano, ma succede davvero una cosa particolare: quando sei in onda hai talmente tanta tensione, tanti elementi da dover tenere sott’occhio che qualunque problema tu abbia nella vita personale svanisce! È qualcosa che ti assorbe completamente, per cui è un lavoro molto più stancante di quanto non sembri: devi mettere tutta l’energia, tutta la voce, tutto l’entusiasmo, tutta la concentrazione che hai, però di contro ti isola, e quindi è un lavoro che vola. Non mi succede mai di arrivare in ufficio e dire “oddio, questa giornata non finisce mai!”. Quindi in questo senso dico che non potrei vivere senza telecamera: sogno di diventare conduttrice oppure attrice.

Quindi non ti spaventa proprio nulla?
A dire il vero qualcosa sì: quando per un rossettino grande così mi chiedono di parlare per 6 minuti! È lì che io, come visione maschile, inizio a sudare freddo!

Ti ricordi qualche episodio particolarmente divertente accaduto in diretta?
Mah, sai, tante cosine. Con Chiara Ferrè ricordiamo sempre insieme quella volta che, presentando l’impastatrice KitchenAid, abbiamo sbagliato l’impasto ed è venuto fuori un tale pasticcio che ha dovuto chiamarci al telefono Federica Egori (la guest) per spiegarci come fare. Del resto Chiara era così sicura di sé usandolo già a casa… mai fidarsi! Abbiamo però creato il “bruttissimo che è meglio non mangiare”.
Stessa cosa è successa con Vera durante una mitica presentazione del copridivano Paulato by Ga.i.co: dieci minuti di autentico cabaret!
Ma io di disastri ne ho fatti talmente tanti che non si contano neanche più.

E di cosa ti occupavi prima di entrare in QVC?
Ho lavorato nel mondo della vendita praticamente da sempre.
Quando ero più giovane, ho insegnato e ho avuto l’idea, assieme ad un mio amico, di aprire una palestra. Erano gli Anni Ottanta, a quei tempi non si usava come oggi andare in palestra e le strutture esistenti erano tutte sotterranee. Io invece ho pensato di aprire un posto ristrutturando un capannone, molto più luminoso. È stata un’intuizione felice, perché il mio socio di allora la porta avanti ancora oggi. Io invece già facevo il venditore e quando è nata mia figlia ho ceduto, perché il lavoro di genitore richiede concentrazione.

Infatti non ci hai ancora parlato della tua famiglia…
L’unica cosa che vi posso dire è che è il mio valore vero: ho due figli meravigliosi, Andrea e Laura, e una moglie santa, Lorena, che ho sposato 30 anni fa. Adesso ormai i figli sono cresciuti e li vedo sempre meno, però è sempre un piacere quando ci ritroviamo tutti e quattro insieme. E poi c’è il mio terzo figlio, la mia cagnolina Sky, mentre la gattina May è invece più l’animale di mia moglie. Anche se in realtà il vero animale di casa sono io, e direi il più impegnativo!

Ci racconti la tua giornata tipo?
Varia molto in base agli orari del mio turno QVC. Comunque i cardini sono: accompagnare a far la passeggiata il mio cane e se c’è tempo farlo giocare, lettura del giornale e poi… riposino, pennichella, siesta, poadìn (in bergamasco) … questo davvero è un punto imprescindibile! Per me il pisolino è fondamentale e infatti vorrei scrivere un libro a proposito; ho già il titolo pronto, “La Siesta Itinerante”, nel senso che io mi sposto da un divano all’altro, dal salotto alla taverna, dal letto mio o dei miei figli alla sdraio in giardino. Per me è indispensabile, lo faccio da sempre, davvero dove capita, anche di là nello stanzino dove ci si cambia.
Una volta riposato vado a correre, quando ho tempo, 2-3 volte la settimana e ho iniziato da qualche mese anche ad andare con regolarità in piscina.
In passato ho fatto tanti corsi, di marketing, di comunicazione, di giornalismo, di fotografia, ma ormai ho tirato i remi in barca. L’unico che cerco di seguire con regolarità è il corso on line di inglese che QVC mi dà l’opportunità di fare. Avendo studiato francese per me non è molto facile, anche se adesso comincio a capire almeno il senso generale del discorso.
Il tempo che rimane… lo passo a far diventar matta mia moglie! Lei lavora, manda avanti la casa grande, accudisce gli animali. Io cerco di darmi da fare, però fatto 100 l’impegno tra le mura domestiche, io non mi sposto dal 5%. Però sono molto bravo a mettere in disordine.
Ammetto che della famiglia il fulcro è mia moglie, io sono una comparsa.

Abbiamo intuito che sei uno sportivo. Cosa ti piace di più?
Tutti gli sport minori, ma non il calcio. Il rugby in prima fila perché è quello che ho praticato a livello agonistico. Ho anche il brevetto come allenatore, una volta allenavo i ragazzini, ma ora non ci riesco più, per motivi di tempo. Amo lo sci sia discesa che fondo.
Lo sport mi è sempre piaciuto, un po’ tutto lo sport in generale. Al liceo praticavo l’atletica leggera, poi ho scoperto il rugby. Tennis, subacquea, kayak sono quelli che saltuariamente pratico ancora. Seguo basket e pallavolo, altro sport fatto da giovane sulla spiaggia… quante partite mi ricordo quando avevo vent’anni, dalle 3 di pomeriggio sotto il sole fino al tramonto.
Ho fatto la maratona di New York, la maratona di Venezia… anche nello sci di fondo, ho fatto sette volte la Marcialonga, 70 kilometri in mezzo alla natura con un calore umano attorno unico. Eravamo un bel gruppo e la prima volta ci ho messo 10 ore. Però il mio spirito è sempre stato quello di portare a termine ogni competizione divertendomi. La mia strategia di gara è collaudata: partire tranquilli, procedere senza forzare e arrivare ancora “lucido”. In questo modo io le gare le ho sempre finite.

Cosa ti piace dello sport?
Il senso della fatica: raggiungere con le tue forze un risultato, senza barare. Poi ti libera la mente, ti fa sentire bene, conosci altre persone che condividono questa passione, con cui hai subito qualcosa in comune. Il rugby poi esalta il concetto di aiuto reciproco, di “gruppo” unito da valori autentici.
Ma non mi hai ancora chiesto cosa voglio fare da grande!



Cosa vuoi fare da grande?

Collaudatore di sedie a sdraio, ai Caraibi. Però può andar bene anche la Costa Azzurra o altra località climatica. Aspetto la segnalazione giusta: io vado, mi sento proprio geneticamente portato. Sento che potrei diventare “un grandissimo”.

Hai un messaggio per i nostri clienti?
Trovatemi un lavoro come collaudatore di sedie a sdraio, in località turistica.
No dai! Seguitemi sempre con affetto e quando poi vedete che sono lì a presentare un prodotto di bellezza, chiamatemi, che così almeno il tempo passa. E naturalmente, grazie per l’affetto con cui mi seguite.